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Premio Letterario Tropea 2014

 
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renato
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MessaggioInviato: Ven Mag 23, 2014 11:55 am    Oggetto: Premio Letterario Tropea 2014 Rispondi citando



E' con grande onore che, come consuetudine da qualche anno a questa parte, ospitiamo sulle pagine del nostro sito un concorso Nazionale giunto ormai alla sua ottava edizione, ovvero il:

PREMIO LETTERARIO TROPEA 2014

http://www.premioletterariotropea.org/

Questo è l'elenco dei 18 libri indicati dal Comitato Scientifico e provenienti da 13 case editrici:

- Le voci di Berlino di Mario Fortunato (2014) per Bompiani;
- Il sale rosa dell’Himalaya di Camilla Baresani (2014) per Bompiani;
- Almanacco del giorno prima di Chiara Valerio (2013) per Einaudi;
- Condominio R39 di Fabio Deotto (2014) per Einaudi;
- Per dieci minuti di Chiara Gamberale (2013) per Feltrinelli;
- Il sorriso di don Giovanni di Ermanno Rea (2014) per Feltrinelli;
- Ritorno all’inferno di Luigi Renzo (2013) per Ferrari;
- Cadavere squisito di Luigi Carletti (2013) per Mondadori;
- Nuovo dizionario delle cose perdute di Francesco Guccini (2014) per Mondadori;
- La lucina di Antonio Moresco (2013) per Mondadori;
- Marguerite di Sandra Petrignani (2014) per Neri Pozza;
- Ovunque proteggici di Elisa Ruotolo (2013) per Nottetempo;
- Le macerie dentro di Carlo Simonelli (2013) per Pellegrini;
- Trattato generale dei pesci e dei cristiani di Maro Genco (2013) per Prova d’autore;
- Marina bellezza di Silvia Avallone (2013) per Rizzoli;
- Da che parte sta il mare di Annarosa Macrì (2013) per Rubbettino;
- Carta vetrata di Paola Bottera (2013) per Sabbia rossa;
- L’ultima indagine del Commissario di Davide Cammarone (2013) per Sellerio.

... e da Domenica 4 Maggio il Premio Tropea 2014 ha la sua terna. I libri finalisti per questa ottava edizione sono:
“Almanacco del giorno prima" di Chiara Valerio (per Einaudi 2013)
"Marguerite" di Sandra Petrignani (per Neri Pozza 2014)
"La lucina" di Antonio Moresco (per Mondadori 2013)



I nostri più grandi complimenti per l'impegno e per la l'organizzazione di questa importante manifestazione vanno al presidente dell' "Accademia degli Affaticati†Pasqualino Pandullo.

A presto per altri aggiornamenti in merito a questa lodevole iniziativa culturale.
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MessaggioInviato: Lun Mag 26, 2014 10:35 am    Oggetto: Recensioni Rispondi citando



Chiara Valerio, Almanacco del giorno prima - Einaudi 2013

«Quando Janak, nel giro di poche ore, gli avrebbe domandato chi fosse per lui Elena Invitti, Alessio, con un tono nostalgico, passato, anzi trapassato, col tono di chi fosse stata per lui Elena Invitti, avrebbe risposto compunto che la domanda era mal posta, e che di certo al chi non avrebbe saputo rispondere. Avrebbe potuto tuttavia essere chiaro sul quanto fosse stata per lui Elena Invitti, ecco, a questa domanda facilmente avrebbe potuto rispondere Tutto, dove Tutto, come spesso nelle cose umane, significa Molte cose».

***

Alessio Medrano da bambino costruiva tabelline con i sassi e controllava, da un anno all'altro, che dall'elenco del telefono non fosse scomparso nessuno. Oggi che ha trentacinque anni, della matematica ha fatto un mestiere e sta creando un fondo finanziario molto conveniente: compra, per poi rivendere, le polizze di clienti che non vogliono piú pagare la propria assicurazione sulla vita. O non possono. È un investimento sicuro: «le persone si fidano di me perché dico una cosa che già sanno, e cioè che tutti muoiono». Ma piú che di morte, Alessio preferisce parlare del tempo che rimane. Solo che le vite non sono tutte uguali e non tutti i rischi possono essere previsti. Quando si trova a contrattare la polizza di Elena Invitti, nell'equazione compare l'incognita per eccellenza, l'amore. Ma «il tempo è fatto solo di tempo, lo spazio solo di spazio, l'amore solo di amore. Grandezze omogenee».
Chiara Valerio è capace di coniugare una profonda sensibilità letteraria e una percezione lucidissima dei meccanismi che regolano la contemporaneità. Con appassionata intelligenza, ha dato forma a un romanzo originale e sorprendente in cui «l'amore è una forma di strabismo e la memoria una strategia per il futuro».
Per Alessio Medrano, la matematica è la lente attraverso cui leggere il mondo. Ha sempre in tasca una manciata di sassolini da contare, e sa riconoscere le costellazioni nei passi della gente. Alessio Medrano è un broker geniale e sentimentale, scommette sui fallimenti come fossero successi: «i soldi sono un'idea vecchia, bisogna investire sul tempo». Ma il tempo a nostra disposizione è una variabile cosí prevedibile? Non si può non calcolare «l'evidenza che l'amore allunga la vita».
Un romanzo che ha la sfrontatezza di misurare i sentimenti, e il talento di credere che siamo tutti immortali fino a prova contraria.
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MessaggioInviato: Lun Mag 26, 2014 2:49 pm    Oggetto: Recensioni Rispondi citando



Sandra Petrignani, Marguerite - Neri Pozza 2014

"A volte, quando pensava alla sua vita, si diceva: «Ho solo cinquantadue anni e ho attraversato esperienze buone a riempire almeno dieci esistenze»

***

A cento anni dalla sua nascita, avvenuta il 4 aprile 1914, esce per Neri Pozza un romanzo che ripercorre la vita e l’opera, entrambe molto controverse, della scrittrice francese Marguerite Duras: Marguerite.
L’autrice è Sandra Petrignani, che ha già dimostrato sensibilità e interesse per la letteratura al femminile, cui ha dedicato un libro di grandissimo successo, La scrittrice abita qui, a sua volta legato alla Duras, se non altro per la sua “assenzaâ€, per la sua forzata esclusione.

Marguerite come subito precisato dalla Petrignani, è un libro che mantiene le peculiarità del “romanzoâ€, nonostante i personaggi abbiano una corrispondenza con la vita di Marguerite Duras e con gli ambienti dove, nel tempo, ha vissuto.
Non una biografia, dunque, ma un insieme di episodi, suggestioni, ricordi, atmosfere che, basati su un approfondito lavoro documentario, ricompongono la vita unica e irripetibile di una donna straordinaria: l’infanzia in Indocina, nel periodo in cui il Colonialismo francese è al suo apice, i problematici rapporti familiari, le insicurezze dell’adolescenza, gli amori travolgenti, a volte distruttivi, gli esiti spesso discussi della sua produzione letteraria e cinematografica, il coinvolgimento nella Resistenza e con il Marxismo, le amicizie importanti, il ruolo privilegiato nel vivace dibattito culturale dell’epoca…
Siamo però lontani da un semplice racconto dove gli avvenimenti sono legati uno all’altro in ordine cronologico: la trama, che si sviluppa attorno ad alcuni temi centrali e ricorrenti, diventa piuttosto il pretesto per dar voce alle diverse “anime†della Duras.

Il lettore/spettatore potrà amarla o detestarla, ma non potrà rimanere insensibile:
“Marguerite accresce l’inquietudine, non spiega niente, avvicina gli incubi, esplora il vuoto, illumina frammenti di materia, di vita, che vi nuotano dentro. Vuoto e insensatezza ci appartengono più intimamente di qualsiasi posticcia interpretazione della realtà. Penso che Duras sia un genio, perché non puoi classificarla in nessun altro modo, perché è uno dei rarissimi scrittori che ha inventato una lingua, solo sua, subito riconoscibile. […] È stata uno scrittore totalmente libero; prigioniero solo, ma inevitabilmente, di se stessa. E per questo si è ripetuta senza ripetersi. Il suo cinema è una forma, molto originale, di letteratura per immagini e testoâ€. Leggerla, ripercorrere la sua vita attraverso lo sguardo appassionato e benevolo di Sandra Petrignani, significa, allora, non solo capire meglio la donna e la scrittrice che è stata, ma comprendere meglio anche qualcosa di noi stessi, la parte più intima e nascosta della nostra umanità.
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MessaggioInviato: Mar Mag 27, 2014 5:37 pm    Oggetto: Recensioni Rispondi citando



Antonio Moresco, La lucina - Mondadori 2013

Lontano da tutto, tra i boschi, in un vecchio borgo abbandonato e deserto, un uomo vive in totale solitudine. Ma un mistero turba il suo isolamento: ogni notte, sempre alla stessa ora, il buio è improvvisamente spezzato da una lucina che si accende sulla montagna, proprio di fronte alla sua casa di pietra. Cosa sarà? Un abitante di un altro paese disabitato? Un lampione dimenticato che si accende per qualche contatto elettrico? Un ufo? Un giorno l'uomo si spinge fino al punto da cui proviene la luce. Ad attenderlo trova un bambino, che vive anche lui solo in una casa nel bosco e sembra uscito da un'altra epoca o, davvero, da un altro pianeta. Nuove domande affollano la mente dell'uomo: chi è veramente quel bambino? E quale rapporto li lega? Lo scopriremo a poco a poco, avvicinandoci sempre più al cuore segreto di questa storia terribile e lieve, fino all'inaspettato finale. Con questo suo "piccolo principe", Antonio Moresco mette in scena una meditazione commossa sul senso dell'universo e della vita. In un dialogo continuo con gli esseri che popolano i boschi, radici aeree, alberi, lucciole, rondini, Moresco come Leopardi riflette sulla solitudine e il dolore dell'esistenza, ma anche su ciò che lega uomini e animali, vivi e morti.

***

Con questo breve La lucina (per la nuova collana "Libellule "di Mondadori), Antonio Moresco preannuncia il grande romanzo Gli increati, che costituirà l'ultimo segmento della trilogia romanzesca iniziata con Gli esordi (1998)e proseguita con l'opera-mondo Canti del caos (versione unitaria e definitiva del 2009). Tuttavia sarebbe riduttivo ridurre questo breve romanzo, questa "piccola scatola nera" (come la definisce l'autore nella Lettera all'editore introduttiva), a un introibodel "grande romanzo", considerandolo solo come un laboratorio di temi da declinare con maggiori ambizioni e vastità di sguardo altrove. Come era già chiaro leggendo Gli incendiati (Mondadori, 2010), crudo fanta-horror nato dall'ambiente di Canti del caos e storia d'amore e di battaglia (fra i Vivi e i Morti, con una netta simpatia per i secondi, ai quali appartiene il narratore protagonista), le opere "minori" di Moresco lo sono per dimensioni, ma il loro corredo genetico è lo stesso dei grandi romanzi: gusto per una narrazione insieme analitica, materica ed essenziale, visione cosmica dell'esistente, aspirazione a una totalità immanente che possa sconfiggere la morte. Questi tratti sottolineano la consanguineità di La lucina con le precedenti opere di Moresco, ma serve ancora una precisazione per tratteggiare l'albero genealogico: è riscontrabile un'affinità stretta, segnata però da una nuova componente lunare (L una "piccola luna" della Lettera, dalla natura "intima e segreta"), notturna e sonnambulica. Le scene del libro, costruito per sequenze "montate" e inquadrature silenziose ed esatte, sono permeate di notti insonni, scricchiolii, rumori e minacce oscure, tanto da far pensare, restando nella terminologia cinematografica, proprio a un film "di tensione", laddove invece Gli incendiati squadernava una serie di macrotemi desunti originalmente dal war movie e dall'horrorefferato. E i parallelismi potrebbero proseguire senza intoppi: I frenetico fino all'autodistruzione, L lento nel suo progressivo spegnersi, I dominato dalla luce e dal fuoco, affollato di presenze umane, metropolitane e volgari, L che si sdipana nell'ombra luccicante di stelle in un borgo di montagna, popolato solo da animali e qualche sporadico villeggiante (ma sono le bestie, leopardianamente, gli interlocutori spesso più credibili, più vicini al protagonista), I lineare nel suo "bruciare" irreversibile, L in qualche modo ciclico, di una ciclicità problematica e concettuale che, dolorosamente, non riesce a negare la fragilità umana, la tensione negativa dell'essere. Spiegare cosa sottenda lo spirito "ciclico" di L equivarrebbe a banalizzare la vicenda e la sua sorprendente conclusione, che rappresenta il maggiore accrescimento conoscitivo per il lettore; e molto di questo romanzo, sia pur lento fin quasi all'immobilità, sta proprio nel "botto" della sorpresa finale, contraltare all'apertura cosmica che si impone via via agli occhi del protagonista. Ma facciamo qualche passo indietro: il protagonista che racconta – e che, ricordiamo, non ha un nome ‒ scorge, nella solitudine del suo ritiro di montagna, una lucina sul crinale della montagna di fronte. La natura della traccia luminosa è, come spesso nelle descrizioni moreschiane, volutamente ambigua. Cangiante, inspiegabile, sembra un simbolo ma si rivela un vicolo cieco, inspiegato: segnale di morte, come i lumini dei cimiteri che costellano le passeggiate dell'uomo, o di perpetuazione insensata e precaria, come nel bellissimo incontro-dialogo con le lucciole? Non serve sapere. La lucina attrae il protagonista e lo spinge a rompere il suo isolamento, poiché sulla costa buia della montagna, dentro la lucina – di una casa ‒ sta un bambino senza identità, triste e naufrago. Di lui, nei ripetuti incontri con il protagonista, nulla ci viene detto se non per accenni, indizi, tracce, nelle quali risiede non poco del talento di Moresco in quanto narratore; la pagina si compone per costruzioni, incontri, distanze e atti fisici, mai simbolizzati dal narratore, ma dotati di una costante "tensione" elettrica come se ogni singola scena fosse sul punto di esplodere. Il grande fascino del raccontare sta in gran parte proprio nel mantenere la tensione costante, in contrasto con la natura "esplosiva" e oscena che innervava le storie di Gli incendiati o degli stessi Canti del caos, da cui L si distanzia pure per l'abbandono dell'attitudine monologante, della proliferazione verbale fine a se stessa: qui ci sono pochi dialoghi, e tutti decisivi per lo sviluppo e lo scioglimento della vicenda, mentre chi racconta in prima persona sembra quasi un paradossale narratore "esterno" alla vicenda, secondo le procedure stranianti tipiche del primo Moresco, quello dei primi anni novanta, finalmente esordiente. In effetti, i personaggi di Clandestinità (Bollati Boringhieri, 1993) condividono il nome (si fa per dire) con l'uomo di L, nonché l'atteggiamento verso il mondo. Inoltre, si verifica anche in L una situazione consueta del primo Moresco. Un individuo isolato, separato tramite un sottilissimo strato dal mondo e, parrebbe, anche da una coscienza prettamente "umana", incontra un ente o una persona che funge da calamita, da totem inspiegabile (in Clandestinità rispettivamente la Signorina, una fossa biologica, un vicino di casa); l'individuo vi si avvicina, fascinato, lo cerca per amarlo, combatterlo, ucciderlo di volta in volta, e in questa azione decisiva trova la sua fine, il suo passaggio di stato a una nuova condizione. Ma lo scarto di L sta nella natura inedita del passaggio, diventato un avvicinamento che sfocia nella compenetrazione, una nuova esistenza cambiata di segno, una rinascita (del tutto laica e immanente, evitando però un minimalismo di stile e contenuti) che arriva a cambiare, nell'ultimo capitolo, la natura stessa della parola del narratore, oltre a renderla ancora più elementare; e in questo atto finale e misterioso, il narratore "esterno" sembra finalmente uscire dal bozzolo della propria solitudine, abbandonando le montagne per un buio vasto come un'ipotesi di infinito.
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MessaggioInviato: Sab Mag 31, 2014 10:58 am    Oggetto: The joy of books Rispondi citando

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MessaggioInviato: Ven Giu 06, 2014 12:01 pm    Oggetto: Comitato tecnico-scientifico 2014 Rispondi citando

Comitato tecnico-scientifico 2014

Gian Arturo Ferrari

E’ nato a Gallarate nel 1944. Si è dedicato, dal 1974 al 1989 all’insegnamento universitario come Professore Incaricato di Storia e Scienza e poi Associato di Storia del pensiero Scientifico presso L’Università di Pavia. Ha maturato successivamente un’importante esperienza in ambito editoriale e culturale, riconosciuta a livello internazionale iniziando il proprio percorso presso la casa editrice Boringhieri in qualità di assistente dell’editore. Successivamente è diventato Direttore Libri della Rizzoli, per poi entrare in Mondadori nel 1997. Dall’ottobre 2009 è Presidente del Centro per il libro e la Promozione della lettura istituito dal Consiglio dei Ministri e dal gennaio 2010 affianca l’amministratore delegato Maurizo Costa nell’elaborazione delle strategie di sviluppo editoriale in Italia e all’estero.



Mimmo Gangemi

Nasce a Santa Cristina d’ Aspromonte nel 1950. Vive a Palmi, in provincia di Reggio Calabria, dove esercita la professione di ingegnere. Per Einaudi Stile Libero ha pubblicato nel 2009, Il giudice meschino, Premio selezione Bancarella 2010, dal quale è stata tratta una fiction interpretata da Luca Zingaretti. Collabora, tra glia ltri, con “La Stampaâ€. Per Editore Garzanti Libri ha pubblicato nel 2013 Il patto del giudice. La signora di Ellis Island ha vinto il Premio Tropea nel 2012.



Lionella Morano

Insegnante di Lettere e Presidente della Fondazione Nicola Liotti, associazione nata a Vibo Valentia nel novembre 1998. Lo scopo dei componenti è quello di organizzare, promuovere e valorizzare ogni iniziativa attinente o riconducibile al Meridione in genere, in particolare, alla Calabria; si vuole, così, alzare la sogli d’attenzione verso una realtà afflitta da mille problemi, approfondendo il dibattito e coinvolgendo quanti dimostrino un sincero attaccamento alla propria terra e la volontà di on subire in modo passivo lo status quo ma di migliorarlo, ove possibile.



Vito Teti

E’ ordinario di Etnologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’ Università della Calabria, dove ha fondato e dirige il Centro di Antropologie e Letterature del Mediterraneo. I percorsi della costruzione identitaria, il motivo della melanconia e della nostalgia, l’antropologia dei luoghi e dell’abbandono, il rapporto di antropologia letteratura sono al centro della sua scrittura. E’ autore di reportage fotografici e ha realizzato numerosi documentari etnografici in Calabria e in Canada per conto della Rai. Tra le sue pubblicazioni si ricordano: Le strade di casa. Visioni di un paese di Calabria, in collaborazione con S. Piermarini (Mazzotta, 1983); La razza maledetta. Origini del pregiudizio antimeridionale (Manifestolibri 1993); La melanconia del vampiro. Mito, storia, immaginario (Manifestolibri, 1994 poi aggiornato 2007); Il colore del cibo. Geografia, mito, realtà dell’alimentazione Meditrerranea (Meltemi, 1999); Memoria e vita dei paesi abbandonati (Donzelli, 2004); Storia del peperoncino (Donzelli, 2007); Pietre di pane. Un antropologia del restare (Quodlibet, 2011). Il suo ultimo libro, Il patriota e la maestra (Quodlibet, 2012) vincitore del Premio Tropea 2013.



Gilberto Floriani

Direttore del Sistema Bibliotecario Vibonese una delle più efficaci realtà culturali in Calabria, Polo Regionale della Lettura che promuove da anni il coordinamento di oltre 120 biblioteche con tutti i servizi ad esse associati. Ha realizzato numerosi progetti per qualificare le biblioteche calabresi e diffondere la pratica della lettura. Dirige la Collana di edizioni dei classici della civiltà calabrese ed ha curato numerose pubblicazioni per divulgare e valorizzare la storia e la cultura del territorio. Coe operatore culturale promuove e realizza annualmente numerosi eventi- mostre, convegni, incontri con autori, recital, concerti – che vedono la partecipazione di qualificati artisti e intellettuali italiani. Collabora attivamente alla realizzazione delle principali iniziative culturali provinciali e regionali (Settimana delle biblioteche, Fiera Internazionale del Libro di Torino, Galassia Gutemberg, Premio Nazionale Letterario Tropea). E’ stato presidente dell’Associazione Italiana dei Bibliotecari della Calabria. Fa parte della giuria tecnico-scientifica del Premio Tropea, del Consiglio di Amministrazione nazionale pubbliche dell’AIB. Insieme con Pasqualino Pandullo condivide la responsabilità della direzione artistica del Tropea Festival Leggere & Scrivere.



Pasqualino Pandullo

Nato a Tropea nel 1958, giornalista professionista dell’86. ha lavorato per tre anni al quotidiano “Oggisudâ€. Risiede a Cosenza dove, dal gennaio 1988, lavora presso la redazione calabrese della Rai: da qui, contribuisce spesso alle edizioni radio e telegiornali delle testate nazionali dell’emittente pubblica. Ha insegnato “Tecnica degli audiovisivi†in un corso di perfezionamento post lauream in metrologie dell’Informazione e della Comunicazione, istituita nel 1997 dall’Università della Calabria. E’ stato il Presidente calabrese dell’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) dal 1996 al 1998, assumendo numerose iniziative dirette a qualificare il profilo deontologico dell’attività giornalistica. E’ il presidente dell’Associazione culturale Accademia degli Affaticati e Patron del premio Letterario Nazionale.



Piero Violante

Piero Violante (Bagheria 1945) insegna Storia delle idee politiche e Sociologia della musica presso l’Università degli studi di Palermo. Tra i suoi saggi più recenti I papillons di Brahms ( Sellerio,2009), Come si può essere siciliani? (XL Edizioni, 2012).Già critico musicale de “L’Oraâ€,addetto culturale presso l’ istituto italiano di cultura di New York e di Vienna, vicepresidente dell’Orchestra Sinfonica Siciliana, consulente editoriale della Fondazione Teatro Massimo, è editorialista e critico musicale de “la Repubblicaâ€(Palermo).



Pierfranco Bruni

E’ nato in Calabria. Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali “Via Carmelitaniâ€, “Viaggioisolaâ€, “Per non amarti piùâ€, “Fuoco di luneâ€, “Canto di Requiemâ€, “Ulisse è ripartitoâ€, “Ti amero’ fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggioâ€), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati “L’ultima notte di un magistratoâ€, “Paese del ventoâ€, “Claretta e Benâ€, “L’ultima primaveraâ€, “E dopo vennero i sogniâ€, “Quando fioriscono i roviâ€, “Il mare e la conchigliaâ€). Si è occupato del Novecento letterario italiano, europeo e mediterraneo. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisiâ€. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura.



Pasquale D’Agostino

Pasquale D’Agostino. Nato a Spilinga nel 1935. Vive a Tropea e a Capo Vaticano, in provincia di Vibo Valentia. È stato docente e preside nelle scuole superiori per oltre un quarantennio. È socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e presidente del Comitato di Vibo Valentia dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano.



Antonio Pugliese

Antonio Pugliese (1935), di Spilinga (VV); laureato in Pedagogia presso L’Università di Messina, già docente di Lettere e Preside di Scuola Media, si dedica alla ricerca storica con particolare riguardo all’ambito pedagogico-religioso. E’ dal 2014 vicepresidente dell’Accademia degli Affaticati di Tropea.



Giuseppe Meligrana

Giuseppe Meligrana è nato a Tropea nel 1982. Dopo gli studi classici presso il Liceo Galluppi di Tropea, nel 2000, si è iscritto alla facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna conseguendo già nel 2004 la laurea nell’indirizzo storico-politico, con la specializzazione in “Diritti umani ed intervento umanitarioâ€. Rientrato in Calabria, dopo aver frequentato specifici corsi di formazione, nel 2006 fonda a Tropea la Meligrana Editore, casa editrice giovane e indipendente di cui a tutt’oggi ne è il titolare e responsabile unico. La Meligrana ha ottenuto in questi primi anni di vita buoni successi editoriali, sia di pubblico sia di critica. Negli ultimi anni la specializzazione nel settore digitale ha portato la casa editrice tropeana alla conquista di nuove opportunità e mercati. Con la stessa ha pubblicato diverse opere. E’ vice-presidente dell’associazione “Tropea: Onde Mediterranee†e segretario dell’omonimo premio internazionale di poesia che si svolge a Tropea ogni anno e segretario dell’Accademia degli Affaticati, nota associazione tropeana che realizza il Premio Tropea.
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MessaggioInviato: Ven Ago 01, 2014 9:29 am    Oggetto: Proclamazione vincitore Rispondi citando

“LA LUCINA†DI ANTONIO MORESCO VINCE IL

PREMIO TROPEA 2014



PROCLAMAZIONE FINALE

È Antonio Moresco, con La lucina, a conquistare l’ottava edizione del “Tropeaâ€. Il suo libro, edito nella collana “Le libellule†per i tipi di Mondadori, è stato preferito ad altri due ottimi romanzi, totalmente diversi per genere, cioè Almanacco del giorno prima (Einaudi 2013) di Chiara Valerio, e Marguerite (Neri Pozza 2014) di Sandra Petrignani.





Hanno votato 143 membri della Giuria Popolare, pari al 31,7% degli aventi diritto al voto (in totale 450). Moresco vince con 69 voti, pari al 48%, imponendosi su Chiara Valerio, 46 voti e 32% di preferenze, e Sandra Petrignani 28 voti totali pari al 20%.

Anche quest’anno sono i sindaci calabresi a fare la differenza: su 409 primi cittadini aventi diritto hanno votato in 113 (28%). Questo il risultato della loro scelta: Moresco 63 voti e 56%, Valerio 33 voti e 29%, Petrignani 17 voti e 15%.

Differente, invece, il voto dei membri di varia estrazione popolare, che hanno preferito la Valerio (13 voti e 43%) alla Petrignani (11 voti e 37%) ed a Morescco (6 voti e 20%).

Ma a fare la storia sono i grandi numeri, e fra tre libri capaci di offrire al lettore altrettante differenti ed a loro modo interessanti dimensioni, è Moresco a raccogliere il favore del pubblico di lettori del “Tropeaâ€. Ed è forse stato questo il plus che il Comitato tecnico-scientifico magistralmente guidato dal presidente Gian Arturo Ferrari è riuscito ad offrire all’ottava edizione del Premio nazionale letterario città di Tropea, cioè consegnare una terna variegata e di gran valore ai membri della Giuria popolare.

IL LIBRO

“Sono venuto qui per sparire, in questo borgo abbandonato e deserto di cui sono l’unico abitanteâ€. È questo l’incipit con cui si apre La lucina, di Antonio Moresco. Una storia dalla trama originale, che sovverte la normale concezione del tempo e dello spazio, fino a capovolgere la percezione che si ha della realtà. Quello che l’autore mantovano ha definito “un libricinoâ€, presentandolo al proprio editore, è invece un romanzo che conquista il Premio Tropea ed entrerà di diritto tra i più bei libri italiani di questo periodo.

In un vecchio borgo abbandonato, tra i boschi e lontano da tutto, un uomo sceglie di vivere in solitudine. La sua quotidianità è però turbata da un mistero: una lucina che, distante, si accende ogni sera alla stessa ora. La curiosità lo spinge a dare una risposta al suo interrogativo. Parte alla ricerca e dapprima si imbatte in un personaggio, anch’egli alla ricerca di qualcosa, che è convinto di essere di fronte a fenomeni alieni. Ma questa risposta non soddisfa l’uomo, che si spinge fino a trovare il punto esatto da cui proviene la lucina. Trova una casa, in mezzo al bosco, con dentro un bambino che vive in solitudine, come lui, ma che sembra provenire da un tempo ormai passato. La risposta apre quindi la strada ad altre domande: chi è il bimbo? da dove viene? Ha inizio un rapporto tra i due che giungerà ad un epilogo per niente scontato.

LA CRONACA DELLA PRIMA SERATA

È partita sotto i migliori auspici l’ottava edizione del Premio letterario nazionale Tropea, con le parole spese dal Ministro per gli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, che ha esaltato l’importanza dell’evento.

In apertura, i conduttori Pasqualino Pandullo e Livia Blasi hanno salutato il sindaco di Tropea Pino Rodolico, che ha ringraziato a nome della cittadinanza tutti i presenti, in particolare il ministro Lanzetta «che testimonia l’attenzione del Governo centrale per la Calabria», per essere presenti ad un premio «che dà lustro alla città di Tropea con la sua importanza, in un momento in cui la cultura è in crisi, con un grave danno per tutto quello che ruota attorno all’indotto. Per fortuna - ha proseguito il sindaco Rodolico - l’Europa intende la cultura come un momento di sviluppo per il territorio, sviluppo sociale e antidoto contro l’illegalità. Quindi voglio fare un invito a leggere, perché leggere fa bene a capire gli altri e a riscoprire la nostra identità».

È stata poi il commissario Maria Luzza, che ha avuto il compito di guidare la città di Tropea nel 2008, a portare i saluti del prefetto di Vibo Valentia.

Sul palco sono poi saliti gli autori dei libri in gara, veri protagonisti della serata.

Antonio Moresco, parlando della cittadina tirrenica dove si svolge il premio, ha confessato a Pandullo di essere felice di trovarsi di nuovo a Tropea. «Mi trovo sempre bene al sud - ha infatti esordito -, mi trovo a casa mia e in particolare a Tropea, un posto dove sono stato bene». L’autore mantovano ha poi delineato la trama del suo libro, letto dall’attore Alberto Micelotta. Un libro che, come Moresco stesso ha raccontato, «è stato scritto in soli 20 giorni».

Dopo di lui, Sandra Petrignani, ha spiegato come sia arrivata a scegliere di scrivere il suo libro, incentrato sulla figura della scrittrice Marguerite Duras: «Ci sono varie biografie che ho letto, e mi sono stupita che i vari biografi si siano fatti condizionare da quello che lei stessa ha voluto che loro scrivessero, ma ce n’è stato uno che ha smontato questa costruzione. Per quello che riguarda la verità storica, mi sono attenuta a quest’ultimo esempio, anche se ho ripreso molte citazioni dei primi».

A leggere alcune pagine del suo romanzo è stata l’attrice, Ilenia Surace.

Chiara Valerio, rispondendo a Pandullo, che ha illustrato il suo curriculum di matematica, ha spiegato che «la migliore facoltà di grammatica in Italia è quella di matematica» ma ha anche aggiunto: «non sono tanto forte sulle categorie e non ho mai fatto molta differenza». Un brano del suo libro è stato letto dall’attore Saverio Vallone.

Dopo un intermezzo del De Sossi Quartett, ospiti della serata con Pippo Lico, è salito sul palco del Premio Tropea Carmine Abate, uno dei vincitori delle passate edizioni. Lo scrittore calabrese ha presentato il suo ultimo romanzo Il bacio del pane, in cui emerge prepotentemente la necessità di riqualificare l’educazione attraverso cui valorizzare il senso della legalità.

È stata poi la volta dell’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, del sacerdote Pasquale Russo, dello scrittore Piefranco Bruni e della scrittrice Giusy Staropoli Calafati, oltre a Vito Teti, vincitore della scorsa edizione del Tropea. Con loro si è parlato degli scrittori Saverio Strati, Corrado Alvaro e Giuseppe Berto. Per Satriani «bisognerebbe costituire un comitato che proponga la pubblicazione integrale delle pagine di Strati», di cui «a volte non si conosce il valore estetico», per poi «attuare una serie di iniziative nelle scuole perché sia conosciuto». La Calafati ha spiegato il suo impegno nel veicolare e diffondere l’opera di Strati attraverso il web. Teti si è invece soffermato sull’opera letteraria di un altro importante scrittore per la Calabria, Corrado Alvaro, esaltando anche il lavoro della Rai per aver trovato un filmato inedito sullo scrittore. Don Russo ha ricordato infine la vicinanza, non solo fisica, con il premio Berto, organizzata ad anni alterni per tanti anni tra Ricadi e Mogliano Veneto. Su Berto e il suo rapporto con la Calabria, Bruni ha detto che «queste manifestazioni ci danno lo stimolo per analizzare alcuni aspetti non solo letterari, ma anche umani. Berto, come Alvaro, recupera il senso del simbolico e, con Il male oscuro, legge la Calabria in termini critici».

A chiudere la serata sono stati gli interventi di Gabriella La Rovere, Franco Cimino e Salvatore Belvedere. La Rovere, autrice di un’opera di imminente pubblicazione, ha parlato delle problematiche legate alle difficoltà in cui si trovano famiglie con bambini autistici. Belvedere ha parlato delle «competenze, che è ciò che anche l’Europa ci chiede; ecco perché la scuola oggi deve puntare più che mai sulle le conoscenze e le abilità». Dopo di lui, Cimino ha parlato dell’Utopia della politica, il suo nuovo libro, in cui si parla di un «recupero della politica vera, con la “P†maiuscola, che è l’unica capace di superare le cose che realizza nel momento stesso in cui le realizza, occupandosi dell’uomo».

Al termine della serata, il ministro Lanzetta ha raccontato della sua esperienza di membro della Giuria popolare, quando ricopriva la carica di primo cittadino di Monasterace: «Era un momento difficilissimo, dovendo scegliere un libro, perché a me piacevano tutti e tre. Era quindi un momento di confronto e di condivisione». Parlando del suo rapporto con la lettura, ha proseguito: «Da piccoli impariamo il piacere di leggere, un piacere che ci accompagna per tutta la vita. Ognuno di noi ha due armadi, uno in cui chiudiamo le cose che respingiamo, ma che dobbiamo raccontare, uno bellissimo in cui racchiudiamo tutte le cose del sud che vorremmo, di un sud che fa parte della nostra cultura. Il Premio Tropea è una delle cose che metterei nell’armadio delle cose belle».

La Lanzetta ha ricevuto dall’Accademia degli affaticati, associazione organizzatrice del “Premio Tropea†un ricordo, consegnatole dalla dottoressa Caterina Ostone.

LA CRONACA DELLA SECONDA SERATA

La serata è stata aperta dall’assessore alla Cultura del Comune di Tropea Maria Stella Vinci, la quale ha auspicato che «la cultura venga collocata al centro delle economie di sviluppo».

Come di consueto, i primi ospiti a salire sul palco assieme a Pasqualino Pandullo e Livia Blasi, sono stati i tre autori in lizza Moresco, Petrignani e Valerio.

Parlando dell’elemento naturale e animale, presente nel suo libro, Moresco ha spiegato come «la natura sia un elemento che precedono l’incontro tra l’uno e il bambino, manifestazione che in qualche modo accompagna e rende dicibile ciò che è difficile da dire in altre maniere. Quando uno guarda da vicino una zona in cui non ci sono uomini, tutto acquista un significato diverso da quello che gli diamo noi».

La Petrignani ha invece concentrato il suo intervento sul moralismo «ridicolo» che ha permeato le vite dei personaggi storici che fanno da sfondo alla protagonista del suo libro: «Marguerite è riconosciuta invece una donna libera, indipendente, non solo nei suoi rapporti personali, ma anche dal punto di vista culturale. Lei non è mai venuta meno a quelle che erano le sue idee sui temi culturali per un mero riconoscimento personale».

Terza, ma solo per ordine alfabetico, è intervenuta la Valerio, che ha parlato di Alessio, il personaggio protagonista del suo libro: «lui resta affascinato dalle tabelle assicurative, perché vede in esse il lavoro di chi ha dato un valore a singole funzioni: quanto vale la perdita di un dito, di un testicolo, insomma il valore delle cose».

Ad animare la serata, oltre agli intermezzi musicali dei Madera Balza, sono stati gli attori Alberto Michelotta, Monica Demuru e Saverio Vallone, che hanno letto altri brani tratti dai libri in finale.

Dopo un momento in compagnia della cantastorie Francesca Prestia, è stata la volta del giornalista Piero Sansonetti, direttore de’ «il Garantista», che ha calcato il palco del “Tropea†assieme allo scrittore Santo Giofré, al direttore di ZoomSud Aldo Varano, ai due vincitori delle scorse edizioni Vito Teti e Mimmo Gangemi.

Sansonetti ha raccolto molti applausi quando ha spiegato il ruolo del suo nuovo giornale «che vuole dar voce alle opinioni che partono da Roma in giù, perché è impossibile che un paese come l’Italia fino ad oggi abbia avuto solo giornali che partono da Roma in su».

Varano ha trattato invece le tematiche relative alla ‘ndrangheta: «siamo in una situazione in cui - ha affermato - i casalesi sono stati distrutti, i corleonesi azzerati, in Calabria, invece, c’è qualcosa che non va, perché i miei giovani colleghi di oggi, scrivono ancora di coloro i quali scrivevo io anni fa, dei Di Stefano, dei Mancuso, dei Piromalli. Concludo dicendo che mi è sembrato preoccupante che si sia steso un velo attorno a una discussione tra papa Francesco ed Eugenio Scalfari, la quale ha dato invece una chiave di lettura vera sulla criminalità organizzata».

Sulle stesse tematiche si è soffermato Gangemi, il quale ha sottolineato come «si è creato un clima di linciaggio su questa terra, tanto che spesso un discorso realistico fatto da un calabrese sembra solo una difesa sulla propria regione». Giofré, riportando il discorso sulla tematica delle processioni religiose e del legame con le famiglie mafiose, ha testimoniato la sua esperienza quando, membro di una amministrazione calabrese, ebbe problemi anche con la gente comune a causa della scelta coraggiosa di modificare il percorso della processione.

Il vescovo Renzo, ha definito il discorso «serio e complesso» e ha ricordato che la chiesa ha «un ruolo formativo che la magistratura ha dimenticato». Però, ha ricordato, «non può essere il prete ad andare a portare le statue, certo che noi dobbiamo dare l’esempio, ma se c’è un delinquente, ed è condannato, deve essere la forza dell’ordine a impedirgli di portare la statua, non deve essere il sacerdote». In merito alla scomunica del papa agli uomini di ‘ndrangheta, Renzo ha raccontato di aver «ringraziato personalmente il papa a Sibari per aver dato ai preti uno strumento, con la scomunica, e lui mi ha detto: “vediamo ora cosa mi verranno a direâ€, e io gli ho risposto di non preoccuparsi, perché sarebbero venuti prima a dirlo a noi».

Successivamente è stata la volta degli scrittori Nicola Fiorita e Giap Parini il i quali hanno evidenziato come sia importante che la chiesa si apra alla formazione contro le mafie, perché laddove non arrivano i giornalisti e gli scrittori, la chiesa ha la capacità di parlare a tutti.

In chiusura sono intervenuti l’ex calciatore Massimo Mauro, Beppe Fonte , che in veste di cantautore ha concesso al pubblico un momento musicale, Gilberto Floriani, direttore del Sistema bibliotecario vibonese, che è capofila del progetto cofinanziato dalla Regione Calabria grazie al quale viene realizzato il “Tropea Festival Leggere & Scrivereâ€, all’interno del quale, da due anni, trova collocazione il “Premio Tropeaâ€.

E dopo gli interventi dei tanti ospiti, che con i loro contributi hanno arricchito la manifestazione, è giunto il momento della proclamazione. A fornire i voti raccolti dal consorzio Asmenet Calabria è stato l’amministratore delegato Gennaro Tarallo. Dopo alcuni attimi di attesa, Pandullo e la Blasi hanno proclamato Moresco vincitore dell’ottava edizione del Premio Tropea.

Anche quest'anno tantissime congratulazioni al vincitore dell'edizione 2014 da parte dello Staff e di tutto il club!

happyhurra happyhurra
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Arrivederci al 2015!!!!!! ciaociao
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MessaggioInviato: Ven Ago 01, 2014 10:01 am    Oggetto: Rispondi citando

Complimenti al vincitore!! happyhurra

E come sempre un plauso alla fantastica organizzazione del Premio Letterario Tropea in special modo a Pasqualino Pandullo!! ok
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